Mercato del Lavoro - Domande, 520 - 524 - 532
DOMANDE PAG. 520 – MERCATO DEL LAVORO
1) La legge della domanda e dell'offerta può valere per il mercato del lavoro?
La legge della domanda e dell'offerta non vale per il mercato del lavoro per diversi motivi: in primo luogo, non si può parlare di compravendita di forza lavoro in quanto il lavoratore non si “vende” completamente ma si rende disponibile a svolgere una mansione in cambio di un compenso.
La legge della domanda e dell'offerta prevede inoltre l'oscillazione libera del prezzo, impossibile sul mercato del lavoro a causa della cosiddetta “legge bronzea dei salari” di Lassalle. La domanda di lavoro è in realtà indipendente dal costo della forza-lavoro, in quanto le imprese non assumono nuovi lavoratori per “consumo” personale ma per incrementare la produttività; per questo motivo, anche se ci fossero diversi individui disposti a lavorare per un salario relativamente basso, in assenza di necessità non verrebbero comunque assunti.
2) Che cosa si intende per “legge bronzea dei salari”?
Legge formulata da Ferdinand Lassalle, secondo la quale il rialzo dei salari è frenato a causa della possibilità pressoché illimitata di reperire nuova manodopera.
3) Quali sono gli indicatori base del mercato del lavoro?
Gli indicatori base del mercato del lavoro sono la “popolazione in età lavorativa” e la “popolazione attiva”; la prima indica l'insieme di persone di età compresa tra la minima e la massima ritenute idonee per far parte del mondo del lavoro (16-70 in Italia), mentre con la seconda si fa riferimento alla parte della popolazione in età lavorativa che cerca lavoro in quanto oggettivamente in grado e soggettivamente disponibile a farlo.
Da queste derivano altri tre indicatori: il tasso di attività, dato dal rapporto percentuale tra la popolazione attiva e la popolazione in età lavorativa; il tasso di occupazione, ovvero il rapporto tra il numero degli effettivi occupati e la popolazione in età lavorativa; il tasso di disoccupazione, che indica il rapporto tra il numero dei disoccupati e la popolazione attiva.
P 524 - LA DISOCCUPAZIONE
Cosa si intende con disoccupazione?
Con il termine disoccupazione si fa riferimento alla condizione degli individui che, pur essendo idonei a svolgere un'attività lavorativa e desiderosi di lavorare, non trovano un'occupazione.
Si identificano diversi tipi di disoccupazione:
- Frizionale: scarto tra numero degli occupati e popolazione attiva, dovuto al fatto che c'è sempre qualcuno che è alla ricerca di un lavoro- Strutturale: mancanza di occupazione seguente allo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro
- Stagionale: conseguente al calo di produzione che si verifica in certi periodi dell'anno
- Ciclica: compare nei periodi di crisi economica, quando il calo della domanda di beni e servizi fa diminuire la produzione, provocando ripercussioni negative sull'occupazione
In che senso la disoccupazione è stata interpretata per lungo tempo come una colpa individuale?
Per lungo tempo, a causa dell'impostazione economica derivante dalle teorie di Adam Smith secondo le quali il mercato si regolerebbe automaticamente come guidato da una “mano invisibile”, la disoccupazione è stata vista come una responsabilità e una colpa personale dell'individuo, troppo pigro o pretenzioso per trovare o accettare le posizioni esistenti. Infatti, se il mercato si autoregola, non ha senso pensare che possano mancare possibilità di occupazione.
Con quali misure è intervenuto lo Stato rispetto al problema della disoccupazione nel corso del XX secolo?
Nel XX secolo lo Stato è intervenuto rispetto al problema della disoccupazione in diversi modi, erogando sussidi in favore dei lavoratori temporaneamente disoccupati (sussidi di disoccupazione), assumendo direttamente nuovo personale alle dipendenze dello Stato e con forme di integrazione del reddito per i lavoratori temporaneamente sospesi dall'attività produttiva (cassa integrazione guadagni)
P 532 - FLESSIBILITÀ
Quale differenza c'è tra flessibilità del lavoro e flessibilità dell'occupazione?
Per flessibilità del lavoro si intende generalmente la possibilità di modificare l'attività lavorativa per adattarla alle necessità di produzione, mentre con flessibilità dell'occupazione si fa riferimento alla messa in discussione di aspetti giuridici e statutari del rapporto di lavoro, che privano il lavoratore di garanzie di sicurezza dell'impiego.
Qual è stata l'importanza del Libro bianco di Biagi per il dibattito italiano sulla flessibilità del lavoro?
Il libro bianco di Biagi rivelò la disfunzione del mercato del lavoro in Italia all'inizio del XXI secolo; i tassi di occupazione generali e filtrati per genere e età erano tra i più bassi all'interno dell'Unione Europea, e si evidenziava oltretutto la presenza di gravi squilibri economici tra Nord e Sud.
Quali trasformazioni al mercato del lavoro italiano hanno apportato la legge 30/2003 e il successivo decreto legislativo n.276 del 10 settembre 2003?
La legge 30/2003, anche detta legge Biagi, trasferisce al governo il compito di deliberare su occupazione e mercato del lavoro.
Il decreto legislativo 276 del 10/09/2003 introduce invece nuove tipologie di contratti di lavoro: mentre prima il lavoro era distinto tra determinato e indeterminato, e tra lavoro a tempo pieno e a tempo parziale, il decreto introduce forme di occupazione quali il lavoro intermittente, accessorio, ripartito e a progetto.
Il lavoro intermittente, o “lavoro a chiamata”, consiste in prestazioni discontinue a favore di un datore di lavoro che può contare sulla disponibilità del dipendente in qualunque momento, al di fuori di un'indennità garantita nei periodi di mancata retribuzione.
Il lavoro accessorio fa riferimento a prestazioni svolte da individui non ancora entrati nel mercato del lavoro o in situazioni precarie (disoccupati da oltre un anno, pensionati, …), mentre il lavoro ripartito consiste nella prestazione svolta congiuntamente da due o più lavoratori allo stesso tempo.Il lavoro a progetto, anche conosciuto come co.co.pro (collaborazione continuativa a progetto), fa invece riferimento a una modalità secondo la quale il prestatore d'opera assume l'incarico di svolgere “in proprio” un certo lavoro, concordando con il committente le modalità di esecuzione, i criteri e i tempi di consegna del lavoro e il compenso finale.
Qual è il punto di vista di Luciano Gallino sulla flessibilità del mercato del lavoro?
Luciano Gallino sostiene che la flessibilità del mercato non sia altro che la conseguenza della globalizzazione economica, in particolar modo della concorrenza nata tra lavoratori occidentali e quelli dei paesi in via di sviluppo; questi ultimi, deboli in termini di salari e di diritti, garantirebbero alle imprese disponibilità di manodopera a basso costo. Questa situazione omologherebbe verso il basso anche la condizione dei lavoratori occidentali, mettendone in discussione i diritti già acquisiti.
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