LA FLESSIBILITÀ DEL LAVORO

= caratteristica di un mercato del lavoro in cui il lavoratore si ritrova a cambiare più volte mansioni nel corso della propria vita lavorativa


. flessibilità del lavoro = possibilità di modificare l'attività del lavoratore per adattarla alla produzione

. flessibilità dell'occupazione = messa in discussione degli aspetti giuridici e statutari del rapporto di                                                                         lavoro, che privano il lavoratore di garanzie sulla sicurezza dell'impiego


. fino agli anni Ottanta del Novecento il mondo del lavoro europeo era caratterizzato da un'elevata stabilità

        → la globalizzazione ha causato l'acuirsi della concorrenza tra le aziende, ora poco propense a

            assumere nuovo personale per non incorrere in costi ulteriori

        → sistema di garanzie sociali a tutela del lavoratore è stato percepito come un limite

        → soluzione trovata nella flessibilità: possibilità di carriera lavorativa caratterizzata da frequenti                                                                                          cambiamenti professionali

                ((disposta dalle imprese e accettata dal lavoratore))


LA SITUAIZONE ITALIANA


. dibattito sulla flessibilità ricevette input decisivo da Libro bianco sul mercato del lavoro in Italia

        → risultati di ricerca diretta da Marco Biagi sotto commissione di Roberto Maroni

            ((studioso del lavoro // ministro dell'istruzione))

        → risultava che tasso di occupazione = più basso tra quello dei paesi UE, 10 punti sotto media

            → tasso scomposto su base regionale confermava squilibri tra Nord e Sud (20%)

            . ulteriore scomposizione per età e genere

                    . bassissimi tassi di occupazione giovanile e di lavoratori anziani (55 - 64)

                            . bassa percentuale di giovani laureati

                            . pensione basata su età di servizio → molti iniziarono a lavorare giovanissimi

                    . distanza tra tasso di occupazione femminile europeo e nazionale di 7%

                            . mancanza di strutture pubbliche come asili nido e scuole di infanzia


legge 30 del 14/02/2003 = “Legge Biagi”

        = trasferisce al Governo il compito di deliberare su occupazione e mercato del lavoro


decreto legislativo n. 276 del 10/09/2003

        = tenta di attuare progetto di flessibilizzazione del mercato auspicata dal Libro Bianco

        → introduzione di nuovi contratti di lavoro

            . prima solo limitate forme di lavoro subordinato in base a durata del contratto o orario settimanale

                    1) lavoro a tempo indeterminato / a tempo determinato
                    2) lavoro a tempo pieno / a tempo parziale (part-time)

        . nuove forme:

                1) Il lavoro intermittente, o “lavoro a chiamata”,
                        = prestazioni discontinue a favore di un datore di lavoro che può contare sulla disponibilità                              del dipendente in qualunque momento
                2) Il
lavoro accessorio
                        =
prestazioni svolte da individui non ancora entrati nel mercato del lavoro o in situazioni                                  precarie (disoccupati da oltre un anno, pensionati, …)
                3)
lavoro ripartito
                        =
prestazione svolta congiuntamente da due o più lavoratori allo stesso tempo.

                4) Il lavoro a progetto, o co.co.pro (collaborazione continuativa a progetto)
                        = il prestatore d'opera assume l'incarico di svolgere “in proprio” un certo lavoro,                                              concordando con il committente le modalità di esecuzione, i criteri e i tempi di consegna                              del lavoro e il compenso finale.


. nonostante la flessibilità sia stata accolta positivamente dalla maggior parte dei critici e abbia portato ad un aumento comprovato dell'occupazione, rimane ancora oggi una questione controversa

c'è da chiedersi se sia davvero positiva per il lavoratore, quando in realtà solitamente lo priva di disporre di garanzie salariali nel lungo periodo

inoltre, se un'impresa invece di assumere un lavoratore a tempo indeterminato ne assume due a tempo determinato, non si può dire che la disoccupazione sia diminuita


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